I vigneti di Terenzuola si collocano nel solco di una tradizione antica che risale ai tempi dei Romani. Il recupero di impianti fitti come era buona pratica prima dell’avvento dei trattori, quando in vigna si andava con il mulo o il bue, porta Ivan a piantare 8500 ceppi per ettaro e a triplicare la densità dei filari. Le piante così vicine entrano in competizione fra loro e sono spinte a cercare il nutrimento nella profondità del terreno, diventando sempre più forti e meno bisognose di cure.
In potatura si lascia un solo semplicissimo archetto con 6-8 gemme che sviluppano tralci con un grappolo ciascuno. I frutti prodotti rendono da un chilo a un chilo e mezzo d’uva per ceppo, in base alle varietà coltivate che, senza bisogno di diradamenti, convivono in equilibrio e armonia, varietà coltivate racchiudendo in sé tutte le caratteristiche specifiche del proprio habitat. Vendemmie tardive e manuali portano a perfetta maturazione zuccheri, acidità e polifenoli, in equilibrio tale da non dover intervenire neppure in cantina.